Il tempo stringe e dopo l'impegno
sul campo per testimoniare con la FIOM la necessità di tutelare i
valori fondamentali della civiltà del lavoro, oggi credo sia necessaria
una analisi della situazione contingente che riguarda la sinistra ed,
in particolare, la Sinistra Socialista così come la Lega dei
Socialisti.
La Sinistra in Italia continua a non
esserci, nelle istituzioni e nella rappresentanza della società civile,
l'unica forza organizzata a livello nazionale che rappresenti oggi
concrete istanze di sinistra non è più nemmeno un sindacato, ma una sua
componente interna: la FIOM.
Se poi, sull'art.18, si consumerà in una settimana il liberticidio dei
diritti fondamentali dei lavoratori, che non sono da contrarre ma da
estendere a tutti, e con la complicità della firma della CGIL, allora
temo che anche all'interno del sindacato più grande e rappresentativo
oggi del mondo del lavoro in Italia, la spaccatura sarà inevitabile e
rischierà di diventare una insanabile voragine. Se invece assisteremo
ad un ricompattamento del fronte unitario sindacale per la difesa di
principi sacrosanti di libertà, democrazia e civiltà, sanciti dalla
nostra Costituzione, allora forse avremo piuttosto una sana inversione
di tendenza che potrà anche trascinare il mondo politico, almeno quello
che ha ancora una percezione di cosa voglia dire mettere al primo
piano i diritti e non i privilegi, verso altri orizzonti.
Il PD ha firmato in pompa magna il
cosiddetto “manifesto di Parigi”, che, in buona sostanza non è altro
che un megaspot elettorale nei confronti del candidato socialista
francese Hollande.
Un manifesto che dice palesemente di
essere contro le politiche messe in atto dai partiti conservatori e
che è firmato da un PD il quale però vota la fiducia ad un governo che
mette in atto tali politiche, in maniera anche più “dura” e impopolare,
rispetto a quando i cosiddetti conservatori italiani governavano da
soli.
La priorità data in esso al
risanamento dei conti ed al pareggio di bilancio, inoltre, non può che
mettere in secondo piano equità sociale, crescita, creazione di
occupazione, lasciando intendere che la questione dei cosiddetti conti
in ordine non può che prevalere su ogni altra decisione politica, con
la conseguenza che gli elementi recessivi del ciclo economico oggi in
atto, non solo non saranno affatto rimossi, ma persino accentuati.
Altro sarebbe rendere le politiche di
austerità, soprattutto salariale, proporzionali alla crescita
economica, e cioè metterle in atto solo quando si fossero seriamente
riscontrati segnali di crescita, almeno nel medio termine.
Unico segnale confortante di tale
manifesto è l'incoraggiamento al varo dei cosiddetti eurobonds, che
però non è di facile attuazione e potrebbe essere messo in opera solo
in seguito ad una netta sconfitta della Merkel in Germania che non è
affatto scontata.
Ma la questione più spinosa che tale
manifesto non solo non affronta, ma addirittura ignora, è quella
sociale: ancora si punta l'attenzione sulle politiche monetaristiche,
sul ruolo della Banca Centrale e c'è scarsissima attenzione verso le
politiche sociali, verso gli indirizzi di politica internazionale volti a
prevenire i conflitti, le crisi internazionali e l'instabilità
geostrategica soprattutto nel bacino del Mediterraneo, con vaghi accenni
ad una governance del tutto priva tuttora di strumenti efficaci di
concreta attuazione, e ad una stretta sui paradisi fiscali che, senza un
ridimensionamento della posizione inglese e del ruolo delle banche
svizzere, risulta alquanto velleitaria e inconcludente.
I cittadini, i popoli europei,
ancora una volta, restano privi di risposte su questioni cruciali che
li investono direttamente: servizi sanitari, assetto formativo,
politiche abitative, integrazione e regolazione dei flussi migratori
destinati ad accentuarsi con le situazioni di crescente disagio sociale
, politico ed economico di svariati paesi del Mediterraneo.
Manca del tutto una linea efficace di
indirizzo del cosiddetto “rinascimento europeo” nell'area del
Mediterraneo ed in particolare in Medio Oriente. Mancano completamente i
riferimenti a ciò che la UE dovrebbe fare nell'ambito della NATO e dei
conflitti in cui tale alleanza militare sembra sempre più coinvolta,
con obiettivi espansivi geostrategici, piuttosto che di contenimento
del terrorismo internazionale.
Apprezziamo invece alcuni punti come
la richiesta di mutualizzare i debiti pubblici nazionali, o l'accento
sulla green economy, che però vanno bene articolati con efficaci
politiche di investimento le quali, mettendo sempre in primo piano la
questione del pareggio di bilancio, difficilmente saranno attuabili non
solo a breve, ma anche a medio termine.
E noi, in quanto sinistra italiana, come ci posizioniamo rispetto a tutto ciò?
Certamente non possiamo “bocciare” in toto questo manifesto, ma ritenerlo significativamente inefficace ed inconcludente sì.
Specialmente se a farsene un vanto sono forze politiche che tuttora agiscono in Italia contraddicendo certi suoi principi.
Innanzitutto è palesemente falso quanto vi è scritto nella intestazione: “Nel novembre 2011 il governo conservatore italiano ha rassegnato le dimissioni” Perché noi, in Italia, abbiamo tuttora un governo conservatore in carica anche se guidato da un premier diverso dal precedente.
Il persistere delle politiche tese a
colpire prevalentemente i ceti medio bassi e a mantenere intatti i
privilegi di quelli medio-alti, la continuazione di monopoli senza pari
in Europa e nel mondo nel settore mediatico e pubblicitario, la
perdurante riduzione dei servizi accompagnata da un incremento della
tassazione, le spese militari esorbitanti, il privilegiare progetti
mastodontici rispetto ad altri più utili nelle varie sedi locali,
dimostrano che in Italia nessun governo conservatore, di fatto, ha
ancora rassegnato le dimissioni.
In Italia oltretutto si continua,
con l'assenso del PD, a privilegiare la “la deflazione salariale” che
il manifesto imputa alle politiche conservatrici.
Quindi non crediamo che il PD e i
suoi rappresentanti possano essere validamente credibili firmando al
contempo un manifesto di tal genere, e continuando a sostenere un
governo conservatore che contraddice i suoi principi.
Per essere credibile infatti, il PD
dovrebbe sfiduciare il governo Monti e reclamare l'immediato ricorso
alle urne, presentando un programma politico fortemente teso a
ridimensionare certi provvedimenti messi in atto solo in seguito al
ricatto dei mercati speculativi, e rifiutati persino da componenti
importanti del governo precedente, come la Lega Nord, sulle pensioni.
Di fronte a tale palese schizofrenia
aggravata per altro da esorbitanti fenomeni di corruzione interna come
quello che ha colpito di recente la Margherita e chi era responsabile
dei suoi bilanci, il PD si presenta tuttora come un partito denso di
posizioni ambigue e difficilmente conciliabili, destinate a non
incrementare la fiducia dei suoi elettori.
Abbiamo dunque l'arduo compito di
creare una alternativa politica che possa restituire dignità e
credibilità alla sinistra italiana, che sia “plurale” nelle sue anche
eterogenee componenti, ma fortemente unitaria negli obiettivi generali
da conseguire: tutela del lavoro a partire dall'art.18, investimenti
per i servizi sociali, riduzione delle spese militari, integrazione e
regolazione dei dei flussi migratori, forte riduzioni dei privilegi
della politica e dei monopoli commerciali, tutela dei salari e delle
pensioni, lotta alla corruzione e ai suoi stretti legami con la politica
e via dicendo.
Interessanti testimonianze di validi
esperimenti di tale intento, associato al proliferare di liste civiche
che rivendicano la voglia dei cittadini di non subire perdurantemente i
diktat di una politica verticistica ed autoreferenziale, già stanno
sorgendo a macchia d'olio.
A BITONTO si è deciso di scegliere validamente una alleanza a sinistra simile a quelle di VERONA , LA SPEZIA , PIACENZA.
Questo può e deve essere un segnale
importante e decisivo per la costruzione di nuovi equilibri in ambito
politico nazionale, in vista delle prossime elezioni per il rinnovo del
Parlamento.
Nel frattempo la Sinistra Socialista
non può che agire su due fronti: uno interno portando a maturazione
certe contraddizioni ormai palesi, come il fatto che il PSI si faccia
rappresentare in Parlamento da un ex membro della maggioranza dello
schieramento conservatore precedentemente al governo, che tutto ha
fatto, fuorché mettere in atto politiche da “compagni”. Un
rappresentante, che pur nel rispetto delle sue legittime posizioni, non
crediamo possa essere in alcun modo assunto come punto di riferimento
anche solo per chiedere una astensione dal voto sul pareggio di
bilancio, proprio perché la sinistra socialista non ha alcun motivo né
alcuna giustificazione per chiamarlo “compagno”.
La Lega dei Socialisti, nella
prossima riunione del 21 Aprile, dovrà discutere delle sue prospettive,
del suo assetto e del suo radicamento all'interno della sinistra
italiana.
E' auspicabile, per questo, che essa
continui ad adottare una struttura snella, federativa e rappresentativa
di più componenti politiche: PSI, SEL, FED e di altri movimenti e
partiti della sinistra, senza che per questo uno di essi possa né debba
diventare un suo “organo ufficiale”, in contraddizione con gli
obiettivi di costruire una alleanza trasversale di forze politiche che
abbiano nel socialismo europeo e globale il loro principale punto di
riferimento
Come abbiamo visto già, osservando
in senso critico il Manifesto di Parigi, gli orizzonti del Socialismo
mondiale sono assai più vasti e molto meno riduttivi di come certe
alleanze riformiste pienamente integrate nell'ambito di una
globalizzazione a senso unico neoliberista possono mostrare di voler
“aggiustare”.
Basti pensare soltanto ad un altro manifesto che ci appare ben più significativo: quello ecosocialista che
in America Latina è preso molto più sul serio e che, tra l'altro
recita:
“L’obiettivo, al contrario,
consiste in una trasformazione delle necessità e in un cambiamento
profondo verso la dimensione qualitativa, prendendo le distanze da
quella quantitativa. Dal punto di vista della produzione delle merci,
questo si traduce in una valorizzazione dei valori d’uso piuttosto che
dei valori di scambio – un progetto di vasto significato, basato
sull’attività economica immediata.
La generalizzazione della produzione ecologica sotto condizioni socialiste può fornire la base per superare la crisi attuale.
Una società di lavoratori
liberamente associati non si ferma alla sua democratizzazione. Al
contrario, deve insistere sulla liberazione di tutti gli esseri umani
come sostegno e come obiettivo. In questo modo supera l’impulso
imperialista tanto nell’obiettivo quanto nel soggettivo. Nel
raggiungere questa meta, lotta per superare ogni forma di dominazione
incluse, in modo particolare, quelle basate sul genere e sulla razza.
Supera le condizioni che danno origine alle distorsioni fondamentaliste
e alle loro manifestazioni terroristiche.”
Allargare quindi i nostri orizzonti
credo resti la nostra meta più importante, quella che, immancabilmente,
potrà non solo restituirci una più piena e credibile identità, ma
anche motivarci verso un impegno più ampio, duraturo e sicuramente più
credibile
C.F.
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