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i Quaderni di Bandiera Rossa "La Storia è finita" di Norberto Fragiacomo
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venerdì 18 maggio 2012

CHI AMA ANGELA SCEGLIE (SEMPRE) LA CDU? di Norberto Fragiacomo




Checché ne dica quel volpone di Seneca, ogni tanto è opportuno “cambiare il cielo”, se non altro per staccare la spina e schiarirsi le idee, confuse dal chiacchiericcio dei social network: al di là della Alpi ci attende l’Europa “vera”, quella carolingia, dove le autostrade sono quasi tutte gratuite (ma anche, in Germania, un cantiere aperto: che Keynes si sia messo al lavoro in incognito?), la benzina e gli alimentari costano meno che da noi, i bagni pubblici sono immacolati e, più in generale, le leggi vigenti sono considerate “istruzioni per l’uso” da seguire, non gride manzoniane di un potere corrotto e disprezzato, ma – all’occorrenza – servilmente blandito. Lassù, in Germania e in Alsazia-Lorena, anche il paesaggio sembra “più europeo”, perché l’ambiente è rispettato, ma senza isterie italiche: al posto degli sconci padano-veneti verdeggiano rilassanti foreste, e si specchiano, nell’acqua dei fiumi, le sagome a freccia di stupefacenti cattedrali, puntate contro un cielo che passa disinvoltamente dal grigio all’azzurro terso.
Per una settimana ho fatto a meno di internet, visto pochissima televisione e rinunciato ai giornali italiani; ciononostante, alcuni aspetti della realtà europea mi appaiono oggi meno indecifrabili di quanto non risultassero, per chi scrive, solo una decina di giorni fa.
 Sappiamo tutti che in Nord Reno-Vestfalia – il Land più ricco e popoloso (18 milioni di abitanti, come Austria e Cechia messe assieme) della Repubblica Federale - la CDU ha incassato una sconfitta epocale, attestandosi sul 26% dei voti: la vittoria, inequivocabile e nelle proporzioni addirittura insperata, è arrisa ai Socialdemocratici (oltre il 39%), che governeranno d’ora in avanti assieme ai Verdi (10% abbondante).
Una clamorosa sconfessione della politica di Frau Merkel? Evitiamo di pronunciare verdetti a cuor leggero, anche se la cancelliera ha accusato il colpo, e immediatamente ammesso la disfatta (aggiungendo però che la sua politica nei confronti dell’Europa non cambierà). Gli analisti di casa nostra soffrono quasi tutti di miopia: pensano che l’intero mondo c.d. civile sia una copia ingrandita dell’Italia, meno bella dell’originale ma stampata su carta migliore; e che gli elettori europei – olandesi, tedeschi o francesi che siano – si comportino più o meno come il signor Rossi, per il quale qualsivoglia elezione si riduce ad un referendum pro o contro il governo in carica.
Non è così: in Vestfalia, il corpo elettorale ha bocciato il mio (quasi) omonimo Norbert Röttgen e gli altri candidati della CDU, senza pronunciarsi sulla gestione Merkel. Si può votare SPD e proclamare senza nessun imbarazzo, che “a noi tedeschi Angela Merkel va bene”? Assolutamente sì, se il metro con cui si misurano i politici – sia locali che nazionali – è quello della competenza, dell’affidabilità e persino della simpatia, e delle sigle non si tiene granché conto. State attenti: l’affermazione testé fatta non è uno degli innumerevoli ipse dixi che sconosciuti teorici “di sinistra” calano quotidianamente dall’iperuranio sulla propria pagina Facebook; è la sintesi di alcune conversazioni da me avute con carissimi amici tedeschi – persone colte, istruite, progressiste che si augurano, per il futuro, un governo di coalizione a guida Merkel.
Non sono un campione attendibile, questi conoscenti? Da un punto di vista statistico, certamente no: ma discutere con chi vede l’Europa – e la crisi – da una prospettiva differente (opposta?) non è mai una perdita di tempo, anche se tocca prendere nota di giudizi che lasciano l’amaro in bocca, e inducono il sottoscritto a un pessimismo cosmico – o perlomeno continentale. “Allora l’Europa è morta”, mi sono detto a voce alta, annegando la desolazione in un sorso di birra chiara.
Ma cos’è che, nello specifico, la maggioranza dei tedeschi apprezza di più in Angela Merkel? Evidentemente, la sua fermezza nei confronti delle “cicale” del sud Europa, e gli sforzi fatti per tenere la Germania fuori da una crisi di cui, nei fatti, viene negato il carattere eccezionale. Addossare ogni responsabilità a greci, italiani, spagnoli ecc. che “non hanno fatto i compiti”, o “hanno vissuto al di sopra delle proprie possibilità” (altra formula in voga) significa disconoscere le cause reali dello sconquasso finanziario, esorcizzarne – ma solo nel mondo virtuale – i futuri effetti dirompenti e, in ultima analisi, ingannare un popolo che desidera soltanto essere ingannato. Angela Merkel sta facendo precisamente quello che un anno fa rimproveravamo a Berlusconi e Tremonti: afferma che il suo Paese non corre rischi – e i tedeschi, dall’alto dei loro lauti stipendi e di un welfare ben organizzato, le credono sulla parola. E gli altri cittadini UE? Che si fottano.
Ovviamente, nel quadro della desertificazione europea ci sarà posto anche per la rovina germanica; ma chi oggi sottolinea i rischi di una politica egoista e miope viene inesorabilmente bastonato dagli elettori. In Nord Reno-Vestfalia la Linke passa dal 5,6 al 2,4%, e scompare dalla scena politica. Colpa di capi litigiosi e poco seri (con l’eccezione di Gregor Gysi), come sostiene l’amico tedesco? Può darsi, ma può anche darsi di no. Mi è capitato di prendere in mano, a Freudenberg, una copia di un giornale locale, il sabato prima delle elezioni: c’erano le risposte dei candidati in lizza ad alcune domande standard. La giovane donna che rappresentava la Linke analizzava la situazione attuale, invitava ad aprire gli occhi, escludeva coalizioni con forze solo nominalmente di sinistra. I manifesti elettorali erano incisivi: tra gli slogan, il più gettonato era “tassare i milionari”.
Niente da fare: i milionari possono dormire tranquilli, perché i dubbiosi, quelli che un po’ di strizza la sentono, hanno gettato i loro voti ai Piraten (8% abbondante). Leggendo le dichiarazioni del loro candidato, mi sono vergognato per lui: due concetti in croce, e pure confusi; qualche battuta stantia. Mille volte meglio i grillini, insomma… ma la presenza, nell’offerta elettorale, di questa combriccola di avventurieri consente al (giovane) cittadino tedesco di esprimere una protesta “senza impegno”, un no/ni privo di controproposta.
Stanno troppo bene, i tedeschi federali, per desiderare un autentico mutamento; appoggiano la Merkel – anche quando, localmente, maltrattano il suo partito – perché la “culona” venuta dall’est dà voce, meglio di ogni altro, alle loro aspirazioni ed esigenze. Non è la pifferaia magica: è solo una fedele interprete. Non aspettiamoci, quindi, che il popolo le volti le spalle, o che futuri successi dell’SPD modifichino la sostanza delle cose: ciò che sta a cuore agli elettori è unicamente la preservazione del loro benessere.
La famiglia Marx, in un ritratto (moderno)
conservato nella Karl Marx Haus di Trier.
Deutschland hat endgültig Europa im Stich gelassen[1], e il comportamento intimidatorio ed antidemocratico tenuto a Francoforte dalla birraglia tedesca nei confronti dei manifestanti anti BCE (a cui va tutta la mia solidarietà) non fa che dimostrarlo.
Sarà allora Francois Hollande a salvare il continente? E’ possibile, ma alquanto improbabile. Dopo la fastosa cerimonia di insediamento, il neopresidente è subito volato a Berlino per un vertice/conferenza stampa a due con la cancelliera. Rispetto all’era Merkozy, si potevano cogliere piccole differenze: un minore affiatamento, qualche divergenza di opinioni sulla Grecia (per il francese, essa deve restare comunque nell’Euro; Angela Merkel condiziona invece la sua permanenza in Eurolandia alla piena acccettazione del memorandum); ma anche l’esplicito riconoscimento, da parte di Hollande, della necessità di agire anzitutto per l’abbattimento di debito pubblico e deficit. Continuità, dunque – ed una serie di “particolari” che, da telespettatore interessato, non ho potuto fare a meno di rilevare. L’Aquila germanica campeggiante sullo sfondo era una plastica rappresentazione delle gerarchie oggi esistenti in Europa; e se qualcuno pensa che l’apparenza conti poco o nulla, rifletta sul fatto che, nel giorno della “incoronazione” presidenziale, è stato Hollande a prendere l’aereo, non la Bundeskanzlerin. Nell’epoca mediatica, la forma è sostanza, e il summit berlinese ci assicura che la diarchia è mera apparenza. I commentatori tedeschi ne sono ben consci: Fiscal compact e regole di bilancio non verranno toccati; al più, la Germania è disposta a concedere qualcosa – ma non troppo – sulla crescita, cavallo di battaglia di Hollande in campagna elettorale.
Con questo non intendo dire che il neopresidente socialista sia in cattiva fede: semplicemente che, anche a causa della lucida pressione dei mercati, la sua posizione contrattuale è debole.
La situazione potrebbe capovolgersi se i Paesi oggi sotto attacco (Grecia, Portogallo, Spagna, Italia, Slovenia) creassero un fronte comune, ed arrivassero a minacciare – nell’evenienza di un respingimento delle loro richieste di rinegoziazione dei trattati – un’uscita compatta dall’Euro, e l’adozione di una nuova moneta mediterranea, previa nazionalizzazione delle banche “malate” e sospensione sine die degli scambi borsistici. Ad oggi, quest’ipotesi è fantascienza pura, ma un’eventuale vittoria, questa volta netta, di Syriza alle elezioni bis di giugno potrebbe innescare un effetto domino nelle nazioni meridionali – sempreché i troppi lacerti di sinistra si diano una svegliata, e rompano finalmente gli indugi.
Per quanto concerne l’Italia, sono assolutamente pessimista. Basta dare un’occhiata alle montagne di boiate scritte su Facebook (e, più in generale, su internet) per convincersi che i nostri “pensatori” non vivono neppure nel passato: svolazzano su Giove e, invece di affrontare la realtà, ripongono ogni fiducia in parole magiche e talismani salvifici (il PSE), oppure spacciano i loro personali rancori e/o calcoli opportunistici per analisi politiche.
E poi ci meravigliamo che la gente, spaesata, dia il voto a Beppe Grillo… la colpa (=Schuld) è nostra, tutta nostra.


[1] Più o meno, significa “la Germania ha definitivamente piantato in asso l’Europa”.

1 commento:

Anonimo ha detto...

caro mio,noi non siamo spaesati.........tutt'altro,Grillo lo votiamo perche',a differenza di finte bandiere rosse,nere,bianche,ci rappresentano i suoi argomenti e le sue idee,Grillo rappresenta e noi con lui,l'aria pulita di questo paese,siamo gia' in tanti,non stupirti,saremo sempre di piu' e l'anno prossimo...............saremo dove il popolo deve stare.......al governo ad autogovernarsi,credimi!!!

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