Mentre a Doha, sotto l'egida dell'Emiro e del governo turco, nonché col patrocinio degli Stati Uniti, gli esponenti dell'opposizione siriana più vicini ai desiderata occidentali giungevano ad un accordo politico per formare un governo ombra fantoccio [QUI la cronaca], a Firenze, sabato 10 novembre, nell'ambito dell'incontro europeo promosso dagli eredi del Social forum europeo, si è svolto un importante incontro con Michel Kilo, uno dei più prestigiosi esponenti della sinistra rivoluzionaria e democratica siriana.
L'incontro, copromosso dal Mpl e dal Campo Antimperialista, è stato molto partecipato e, quel che più conta, ha permesso ai presenti di farsi un'idea più precisa di quanto sta avvenendo in Siria e delle minacce che incombono sul popolo e la nazione siriana.
Dopo le due brevi introduzioni di Moreno Pasquinelli e Leo Gabriel — tra i primi firmatari dell'Appello internazionale «Sì alla democrazia! No all'intervento straniero!» su cui sta continuano la raccolta di firme — la parola è passata all'ospite siriano Michel Kilo. Egli dopo aver spiegato le ragioni endogene della rivolta (crisi economica, diseguaglianze sociali, mancanza di democrazia e di libertà), si è soffermato sulla rivolta popolare, le sue diverse fasi, denunciando la risposta del regime di Assad, primo responsabile dell'escalation armata. Ha quindi denunciato i tentativi delle potenze occidentali di ficcare il naso in Siria, di fomentare la guerra civile: il loro obbiettivo non è democratizzare il paese, ma riportarlo sotto il loro controllo. A questo disegno si prestano vari esponenti e raggruppamenti dell'opposizione siriana, quelli raggruppati nel Consiglio nazionale siriano, appunto riunitisi in Qatar. Kilo ha sottolineato la linea politica del Comitato nazionale siriano Coordinamento per il cambiamento democratico: isolare gli oltranzisti dei due campi e favorire il dialogo e il negoziato tra le forze patriottiche dei due opposti campi. Senza una soluzione negoziata non sarà possibile porre fine alla guerra fratricida e il popolo siriano non otterrà le radicali riforme sociali e politiche che chiede.
I presenti hanno quindi posto diverse domande e svolto brevi considerazioni. Questo dibattito ha messo in luce la polarità tra le due opposte posizioni in cui si divide l'opinione pubblica sensibile alle vicende siriane e mediorientali: tra chi chiede il rovesciamento del regime di Assad "senza sé e senza ma" e chi tende invece a dire che questo regime, malgrado tutto è "il male minore".
In sede di repliche Leo Gabriel ha quindi difeso lo spirito dell'iniziativa dell'Appello per porre fine alla guerra civile, annunciando l'intenzione di svolgere quanto prima una Conferenza internazionale affinché si dia il necessario sostegno all'opposizione siriana democratica. Michel Kilo, da parte sua, non è stato reticente. Ha risposto alle obiezioni e ai dubbi, ritenendosi certo che, alla fine, la sollevazione popolare vincerà, che Assad se ne andrà, e che la Siria, fedele ai sentimenti antimperialisti e antisionisti del suo popolo, non cadrà tra le grinfie dei suoi storici nemici.
Dopo le due brevi introduzioni di Moreno Pasquinelli e Leo Gabriel — tra i primi firmatari dell'Appello internazionale «Sì alla democrazia! No all'intervento straniero!» su cui sta continuano la raccolta di firme — la parola è passata all'ospite siriano Michel Kilo. Egli dopo aver spiegato le ragioni endogene della rivolta (crisi economica, diseguaglianze sociali, mancanza di democrazia e di libertà), si è soffermato sulla rivolta popolare, le sue diverse fasi, denunciando la risposta del regime di Assad, primo responsabile dell'escalation armata. Ha quindi denunciato i tentativi delle potenze occidentali di ficcare il naso in Siria, di fomentare la guerra civile: il loro obbiettivo non è democratizzare il paese, ma riportarlo sotto il loro controllo. A questo disegno si prestano vari esponenti e raggruppamenti dell'opposizione siriana, quelli raggruppati nel Consiglio nazionale siriano, appunto riunitisi in Qatar. Kilo ha sottolineato la linea politica del Comitato nazionale siriano Coordinamento per il cambiamento democratico: isolare gli oltranzisti dei due campi e favorire il dialogo e il negoziato tra le forze patriottiche dei due opposti campi. Senza una soluzione negoziata non sarà possibile porre fine alla guerra fratricida e il popolo siriano non otterrà le radicali riforme sociali e politiche che chiede.
I presenti hanno quindi posto diverse domande e svolto brevi considerazioni. Questo dibattito ha messo in luce la polarità tra le due opposte posizioni in cui si divide l'opinione pubblica sensibile alle vicende siriane e mediorientali: tra chi chiede il rovesciamento del regime di Assad "senza sé e senza ma" e chi tende invece a dire che questo regime, malgrado tutto è "il male minore".
In sede di repliche Leo Gabriel ha quindi difeso lo spirito dell'iniziativa dell'Appello per porre fine alla guerra civile, annunciando l'intenzione di svolgere quanto prima una Conferenza internazionale affinché si dia il necessario sostegno all'opposizione siriana democratica. Michel Kilo, da parte sua, non è stato reticente. Ha risposto alle obiezioni e ai dubbi, ritenendosi certo che, alla fine, la sollevazione popolare vincerà, che Assad se ne andrà, e che la Siria, fedele ai sentimenti antimperialisti e antisionisti del suo popolo, non cadrà tra le grinfie dei suoi storici nemici.
dal sito http://www.antimperialista.it/
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