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i Quaderni di Bandiera Rossa "La Storia è finita" di Norberto Fragiacomo
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lunedì 21 gennaio 2013

BISOGNI FONDAMENTALI di Leonardo Boff



BISOGNI FONDAMENTALI 
di Leonardo Boff 

 L'essere umano è, per sua natura un essere carente sotto molti aspetti. Ha bisogno di un grande impegno per soddisfarle e poter vivere, non una vita miserabile ma una vita di qualità. Dietro ogni bisogno, si nasconde un desiderio e un timore: desiderio di poter soddisfarlo nella forma più conveniente possibile e il timore di non riuscirci e quindi dover soffrire.
Chi possiede, teme di perdere: chi non ha, desidera avere. Questa è la dialettica dell'esistenza. Maestri delle più grandi tradizioni dell'umanità e delle scienze dell'umano, convengono più o meno sui seguenti bisogni fondamentali: abbiamo bisogni biologici: in una parola dobbiamo mangiare, bere, abitare, vestirci e avere sicurezza. Gran parte del tempo è impegnato nel soddisfare tali bisogni. Le grandi maggioranze dell'umanità li soddisfano in forma precaria o per mancanza di lavoro o perché la solidarietà e la compassione sono beni scarsi.


La prima petizione del Padre Nostro, è per il pane quotidiano perché la fame non può aspettare. Ma noi
non chiediamo a Dio che ogni giorno faccia miracoli e così ci lasci liberi di produrre il pane. Chiediamo che il clima e la fertilità dei suoli siano favorevoli. Oltre a questo abbiamo bisogno di sicurezza. Possiamo ammalarci e soccombere a rischi che ci privano della vita. Possono provenire dalla natura, dalle tempeste, dai fulmini, da secche prolungate, dasmottamenti di terreno, da qualsiasi tipo di incidente. Possono provenire soprattutto dall’essere umano, che ha dentro di sé non solo l’istinto della vita, ma anche quello della morte. Può perdere l’autocontentamento e eliminare l’altro. Tutto questo genera in noi paura. E nutriamo la speranza di neutralizzarlo. Il fatto che siamo vissuti in caverne e poi in case dimostra la nostra ricerca di sicurezza. Il fatto è che mai controlliamo tutti i fattori. Sempre possiamo essere vittime innocenti o colpevoli. E’ a questo punto che gridiamo invocando Dio, non perché ci allontani dall’abisso, ma perché dia il coraggio di evitarlo e così continuare a vivere. In terzo luogo abbiamo bisogno di appartenenza: siamo esseri societari, apparteniamo a uma famiglia, a una etnia, a un determinato luogo, a un paese, al Pianeta Terra. Quello che rende penosa la sofferenza è la solitudine, il non poter contare con una spalla amica e una mano accogliente, dato che siamo il frutto delle attenzioni delle nostre mamme, che ci hanno tenuti in braccio, vogliamo moriré stringendo la mano di qualche vicino o di chi ci ama.
In fondo all’abisso esistenziale invochiamo gridando la mamma o Dio e sappiamo che lui ti dà retta, perché lui è sensibile alla voce dei suoi figli e delle sue figlie, e sente il batticuore del nostro cuore spaventato. Per questo bisogna garantire il sentimento di appartenenza, caso contrario noi ci sentiamo come cani sperduti e abbandonati. In quarto luogo abbiamo bisogno di autostima.

Esistere non basta. Noi abbiamo bisogno che qualcuno ci dica: “Sii benvenuto in mezzo a noi, tu sei importante per noi. Il rifiuto ci fa provare ancora da vivi l’esperienza della morte. Abbiamo quindi bisogno di essere riconosciuti come persone con le nostre differenze e individualità. Caso contrario siamo come una pianta senza nutrienti che va peggiorando fino a morire. E come è importante quando qualcuno ci chiama per nome e ci abbraccia. La nostra umanità negata ci viene resa e possiamo continuare il cammino con speranza e senza paura. Infine abbiamo necessità di autorealizzazione. Questo è il grande miraggio, la grande e sfida dell’essere umano: di poter realizzarsi e diventare umano. Siamo un mistero per noi stessi. Non è che non sappiamo niente dell’essere umano. Al contrario, quanto più sappiamo, tanto più si allargano le dimensioni di quello che non sappiamo. Abbiamo nostalgia delle stelle da cui siamo venuti. Ma sappiamo quanto basta per poterci definire esseri di apertura all’altro, al Tutto. Per quanto andiamo alla ricerca dell’oggetto che sazi il nostro desiderio, non lo troviamo tra gli esseri che ci stanno intorno, ma sappiamo quanto basta per poterci definire esseri di apertura all’altro. Siamo esseri dal desiderio illimitato.
Desideriamo l’essere essenziale e troviamo solo esseri accidentali. Come riusciremo dunque la nostra autorealizzazione, se ci percepiamo come progetto infinito? E’ in questo cammino affannoso ha un senso parlare di Dio come essere essenziale e oscuro oggetto del nostro desiderio infinito. Autorealizzarsi pertanto implica un coinvolgersi con Dio. Coinvolgersi con Dio è risvegliare in noi la spiritualità, quella capacità di sentire un’energia poderosa e amorosa, che sorpassa tutta la realtà. È poter vedere il mare in un’onda e in una goccia d’acqua l’immensità dell’Amazzonia. Spiritualità è avere sete e fame di un estremo abbraccio riposante, dove finalmente tutte le nostre necessità saranno soddisfatte, dove spariscono tutti i timori e ci riposeremo.

Fino a quando non elaboriamo questo centro, ci sentiamo nella preistoria di noi stessi, esseri interi ma non rifiniti e letteralmente frustrati. Entrando in comunione con l’essere essenziale, per abbandonarci a lui, silenziosamente e senza condizioni, con l’orazione e la meditazione, apriamo una fonte di energie incomparabile e irresistibile. Effetto: gioia pura, leggerezza di vita, beatitudine come consentita a viandanti.



Traduzione; Romano Baraglia 
romanobaraglia@gmail.com


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