Nell'occasione storica della ricorrenza del 91° anniversario della rovinosa scissione del 1921 tra comunisti e socialisti, il 21 gennaio del 2012, tutti i socialisti di tutte le aree della sinistra italiana (assenti solo quelli “nominali” da nomeklatura di partito notabiliare), si sono ritrovati insieme nella sede della storica Fondazione Nenni, grazie all'impegno crescente dell'associazionismo socialista. Il quale, finalmente, dopo vari anni, è riuscito ad esprimersi coralmente e a “cantare all'unisono”
Il
“coro” è apparso alquanto intonato ed eterogenero, ma senza “direttori
d'orchestra” e questo sicuramente è il segno importante di un “punto di
non ritorno”. Quello cioè di un'area che non vuole più restare sparsa
tra vari partiti con intenti difformi, anche se accomunati dalla
intenzione “formale” di costituire un'alternativa di governo.
Sarebbe
opportuno citare tutti gli interventi, da quelli dei principali
coordinatori delle varie associazioni partecipanti, a quelli degli
aderenti, ai quali si sono aggiunti anche quelli di altri autorevoli
compagni che hanno arricchito il dibattito, più a titolo personale che
come membri di partito o di associazioni di tutta la sinistra, da SEL al
Psi, compresa la componente laburista del PD.
Vorrei citali tutti
con i nomi e anche i loro passaggi significativi, ma, facendo i nomi,
ne dovrei sicuramente tralasciare qualcuno, e siccome siamo tutti
intervenuti in un ambito significativo, paritetico e corale, sarà
opportuno solo menzionare il “coro”, e poi sicuramente ci sarà in
seguito chi potrà e saprà farlo meglio di me.
Quello che mi sta
particolarmente a cuore, come socialista tornato “in ballo” in seguito a
tanti anni di diaspora e persino di lontananza dalla politica, è
sottolineare il fatto che, dopo circa tre anni di impegno piuttosto
fitto ed assiduo per sottolineare e concretizzare i valori dal
Socialismo italiano a tutto campo, dalle riunioni, ai socialnetowork,
all'associazionismo, ai siti web, nelle scuole e nelle commemorazioni
delle amministrazioni locali, non senza difficoltà e vari contrasti
persino tra di noi, finalmente, dopo tanto “agitarsi”, qualcosa di
concreto si è visto, in uno dei luoghi e in uno dei momenti cruciali,
non solo della nostra storia, ma soprattutto della nostra identità
politica, morale e culturale.
Tutti gli interventi hanno messo in
risalto la necessità e l'urgenza di un progetto di stampo socialista ed
europeo che possa validamente dare delle risposte e fare uscire dalla
crisi il nostro Paese con un profilo più moderno, più efficiente e
soprattutto più equo e solidale.
E questo vuol dire, in termini
molto semplici ma particolarmente efficaci, con un salto di qualità
dell'impegno politico per affermare più libertà, e dunque più
democrazia, e maggiore giustizia sociale.
Questi saranno i capisaldi dell'impegno di quella che possiamo chiamare la nuova Costituente Socialista Democratica Italiana.
Siamo
ad un punto di non ritorno, le politiche neoliberiste ed un'Europa
prona al monetarismo esigono infatti come imperativo categorico una
nuova progettualità ed una nuova concretezza socialista a livello
continentale.
L'Europa dei banchieri rischia di frantumarsi in un
asfittico regionalismo, retaggio di proteste a sfondo populista, è
necessario invece recuperare ampi margini di sovranità nazionale e
patriottica, associando ad essi politiche socialmente avanzate e
competitive, sia sul piano produttivo che su quello dei modelli sociali.
La
convinzione comune dei partecipanti di ieri è che si debba rafforzare
in ogni componente politica l'impegno socialista affinché trovi modo di
mantenersi trasversalmente e sinergicamente unito negli intenti e negli
obiettivi di fondo da conseguire.
Sarà per questo opportuno
ritrovarsi periodicamente a discutere e concretizzare i nostri
orientamenti comuni in altre occasioni future analoghe, e con le stesse
modalità di partecipazione.
C'è stato anche chi ha sottolineato la
necessità di costituire da subito un nuovo soggetto politico, ma ,
obiettivamente, possiamo riconoscere che questo processo in corso ha già
portato, di fatto, alla realizzazione di un' area comune trasversale.
L'incontro del 21 gennaio 2012 non può dunque non assumere una
importanza storica in tal senso.
Sono necessari dei tempi di
maturazione, un embrione infatti non può uscire subito alla luce del
sole, ha bisogno di una certa gestazione, ma, ed è questo il punto
cruciale, non di una “gravidanza” che sia troppo breve o troppo lunga.
Perché in entrambe i casi sarebbe destinato ad essere abortito.
Noi
abbiamo di fronte un cammino che ci porterà alle elezioni politiche non
più tardi della primavera estate del 2013, con un governo che sappiamo
non essere minimamente sostenibile con istanze socialiste.
Nel
periodo quindi che ci resta, prima di tale cruciale appuntamento,
dobbiamo saper maturare una proposta politica alternativa e credibile
sul piano socialista, democratico ed europeo e farla valere in ogni
componente delle realtà dei partiti politici esistenti nella sinistra.
Specialmente se, come appare sempre più probabile, ampi settori del
Partito Democratico riterranno di dover proseguire il loro iter nel
sostegno a politiche centriste e neoconservatrici come quelle messe in
atto oggi dal governo Monti, anche dopo le elezioni e con una stretta
collaborazione con il “terzo polo”.
Chi dice che abbiamo un grande
futuro sulle spalle non dice tutta la verità, perché il futuro migliore
è quello che si riesce a guardare in faccia e che si avvicina
progressivamente ed inesorabilmente verso di noi.
Noi dunque non
portiamo il futuro del socialismo sulle “spalle” come un onere gravoso,
ma andiamo ad incontrarlo, costruendo gradualmente un vero e proprio
“riformismo rivoluzionario”, fatto di cultura, di testimonianza e di
impegno sul campo, non di accordi di vertice o di una spasmodica ricerca
della conquista di una leadership.
Ieri non c'era alcun
“direttore del coro” attorno al quale aggregarsi e in nome del quale
affermarsi, e questa è stata forse la dimostrazione più lampante del
nostro “socialismo in atto” del nostro essere socialisti “in progress”,
in itinere, della volontà di camminare insieme mano nella mano.
Dobbiamo
dare una risposta adeguata ed urgente ad ampi settori maggioritari
della società che ormai sono già preda della disperazione, in certi casi
persino dell'autodistruzione, e del ribellismo populista.
Possiamo farcela, facendo nascere ciò che il 21 gennaio del 2012 è stato seriamente ma anche gioiosamente concepito.
Una
gravidanza umana dura circa nove mesi, considerando quindi le nostre
future scadenze politiche ed elettorali, direi di assumere questo lasso
di tempo concretamente come quello che è necessario anche per la nostra
“gestazione”, di più sarà troppo tardi, di meno credo che sia troppo
presto.
Non vedremo un fiocchettino azzurro alla fine e nemmeno uno rosa, ma uno bello rosso c'è da augurarselo davvero.
Auguri
quindi a tutti, compagni, di buona gravidanza, quella che, volenti o
nolenti che siate, sta crescendo dentro ognuno di noi.
Venceremos!
C.F.
Nessun commento:
Posta un commento