Gerione butta finalmente la maschera, e lo fa (immaginiamo non sia un caso) sul ponte dell’ammiraglia di Berlusconi, Canale 5.
I
giovani possono scordarsi il posto fisso, sentenzia il premier, e non dimentica
di strizzarci l'occhio, da quel politico consumato che è: "e poi,
diciamolo, che monotonia (il lavoro fisso, si intende)."
Una
volta tanto, il PD ha la decenza di insorgere, e Bersani commenta,
acido:"(Mario Monti) ha detto una sciocchezza". Non è esatto,
compagno Pierluigi. Non di sciocchezza si tratta, ma di imbroglio! L'austero e
cattolicissimo professore si è esibito in un gioco di prestigio davanti alle
telecamere, dando ad intendere alle masse che ciò che è assicurato a lui, e ad
una ristretta elite dell’Eldorado capitalista, valga per tutti i comuni
mortali. Visto che Monti, da docente (universitario), è via via diventato
commissario europeo, consulente di Goldman Sachs e di Moody’s, editorialista, e
- dulcis in fundo - premier, anche il povero diavolo che striscia
il badge prima di entrare in ufficio potrebbe risvegliarsi domani
agricoltore, avvocato o vigile urbano. Ci piacerebbe? Oh, moltissimo... Charles
Fourier insegnava che cambiare continuamente attività è l'unico antidoto contro
l'immiserimento - morale e materiale - dell'essere umano, a patto che la scelta
sia libera, e le opportunità garantite a ciascuno. Oggi le garanzie ci sono...
ma, come duecento anni fa, soltanto per chi, come i Monti e i Michel Martone,
può contare su una solida rete di amicizie, contatti, protezioni. Per l'uomo (e
la donna) qualunque, la cancellazione del posto fisso significa un'unica cosa:
disoccupazione, insicurezza, povertà. Debolezza. I potenti sono
perennemente giovani, mentre un impiegato, a cinquant'anni, è merce avariata:
il licenziamento si traduce, per lui, in una specie di morte civile.
In
realtà, il numero da prestigiatore potrebbe riuscire: non è già stato capace,
il supertecnico, di convincerci che tutti - anche chi non arriva alla terza
settimana - "abbiamo vissuto al di sopra delle nostre possibilità"?
Con la tivù ed i media in pugno si può ottenere
qualsiasi risultato, specie se il pubblico è suggestionabile, inebetito e
disattento... disattento al punto da non avvedersi che, per un istante, la
maschera è caduta, e il Salvatore (delle banche e dei mercati) ha mostrato il
proprio volto grifagno. Perché non siamo stati noi, detrattori della prima ora,
a mettergli in bocca frasi (''Sulla riforma del mercato del lavoro è normale
che ci sia più dialogo, ma
con tempi brevi, da Italia europea'' e "i sindacati
hanno di fatto accettato la riforma delle pensioni'') che svelano gli scopi
per cui è stato assoldato – azzerare ogni parvenza di democrazia e Stato
sociale, ridurre all'afasia i sindacati, calpestare i diritti di pensionati e
lavoratori -, ma lui in persona.
Il
troppo, però, stroppia, e il paragone - degno del peggior Sallusti – tra
lavoratori (ancora) “garantiti” e dominatori afrikaans ("La
finalità principale della riforma è quella di ridurre il terribile apartheid
che esiste tra chi per caso o per età è già dentro e chi fa fatica ad
entrare”) ci regala un saggio del cinismo, dell’impudenza e, diciamolo pure,
della volgarità intellettuale di chi è stato spedito a spararci il colpo di
grazia.
Da
quest’uomo possiamo aspettarci solo propaganda, ukase, ingiustizie e
danni irreparabili; dal PD, invece, niente di niente, a parte flebili mormorii
di protesta.
A Matrix è suonata la
campana dell’ultimo giro: l’Italia pensante deve scendere in piazza, risoluta a
lottare.
Norberto Fragiacomo
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