C'è una
certa corrispondenza tra il clima meteorologico odierno e quello
politico: entrambi gelidi, glaciali. I soliti media asserviti al regime
monopolistico italiano che, nel mondo, è paragonabile a pochissimi,
per mancanza di democrazia e pluralismo, dipingono Monti come un sorta
di Cincinnato, che avrebbe lasciato l'aratro per impugnare la spada e
sarebbe pronto, per il bene della Patria, a restituirla quanto prima,
coram populo e con una crescente popolarità.
Niente di più falso, basta solamente dare un'occhiata a quei media che
oggi rappresentano realmente l'umore popolare, nel web, per rendersi
conto di quanto grottesca e mistificatoria sia questa immagine teatrale
al limite del tragicomico.
Cincinnato
si trovò a combattere gli Equi, Monti invece combatte apertamente ogni
elementare criterio di equità, ha continuato a tartassare le solite
categorie stratartassate da sempre, ha infierito sui beni primari degli
italiani: le case di abitazione et, in cauda venenum, ha deciso di
declassare il cosiddetto “posto fisso”, tanto incensato persino dal suo
predecessore Tremonti, il quale così si esprimeva poco tempo fa: «Non
credo che la mobilità di per sé sia un valore, penso che in strutture
sociali come la nostra il posto fisso è la base su cui organizzare il
tuo progetto di vita e la famiglia», seguito in ciò a ruota da colui
che Vendola ha definito una sorta di “papa laico”: Draghi.
Anch'egli
infatti asserisce, senza mezzi termini, che bisogna dare ai giovani
senza posto fisso «una prospettiva» di graduale stabilizzazione del
rapporto di lavoro. Specie adesso che l'Italia si trova «di fronte a un
bivio» tra stagnazione e crescita. Se questa prospettiva non c'è, alla
lunga, «si avranno effetti negativi su profittabilità e produttività» e
«s'indebolisce l'accumulazione di capitale umano specifico».
Ma no,
Monti non pare sia d'accordo, lui “il postarello a vita” lo assimila
“tout court” al “taedium vitae”, ad una sorta di noiosissima vicenda
esistenziale, da chiudere al più presto. Dice infatti: «I giovani però
devo abituarsi all’idea di non avere più il posto fisso a vita: che
monotonia! È bello cambiare ed accettare delle sfide»
Verrebbe
da chiedersi se questi che appaiono ai media di regime come i veri e
propri taumaturghi dell'economia mondiale, siano piuttosto in un terrificante stato confusionale, non riuscendo nemmeno ad andare d'accordo
tra di loro.
Le
critiche a Monti ed i distinguo, dopo una esternazione tanto improvvida
quanto becera, specialmente considerando che ormai la disoccupazione
giovanile in Italia viaggia su percentuali intorno al 30%, sono arrivati
a iosa, ma lui, no, procede imperterrito, tanto ormai è convinto che
potrebbe pure camminare su acque assai più torbide e burrascose di
quelle che il più grande dei partiti di plastica in Italia oserebbe solo
immaginare, pago ormai di essere, nel suo assolutismo monetario, una
sorta di reincarnazione di quel Luigi XV che dichiarava, senza tema di
smentita: Après moi, le déluge!
Tale è
la sua inossidabile fede che il sistema politico non possa né sappia
trovare a lui alcuna alternativa e che, dopo avere reclamato ed
ottenuto il posto fisso come senatore a vita prima, quello come
Presidente del Consiglio, poi, statene certi, si possa apprestare a
concludere riscuotendo la cambiale della Presidenza della Repubblica,
tra non molto, con la quasi certezza che, data la sua “tenera età”,
potrebbe persino essere eletto per due mandati di seguito.
Passeremmo così da 17 anni di berlusconismo ad altri 17 di montismo sfrenato.
Decisamente il 17 non ci porta fortuna.
Resosi
conto della fortissima impopolarità della sua battutaccia sul posto
fisso, Monti però ha provato a rettificare parzialmente, dicendo. “Se
per posto fisso intendiamo un posto di lavoro che ha una sua stabilità e
che ha tutele, è ovvio che è un valore positivo. Ma non significa che i giovani che trovano lavoro, possano avere quel lavoro per tutta la loro esistenza. Se in una società esistono tutele, il cambiamento può essere positivo'' ma ''gli italiani hanno troppa diffidenza nei confronti dei cambiamenti''
Voi ci avete capito qualcosa, soprattutto a proposito di queste fantomatiche “tutele”?
La
conclusione, a ben vedere, è davvero disarmante: gli italiani sono
diffidenti, non cambiano e perciò è meglio cambiare senza chiedere loro
il consenso.
Democrazia italiana, sei troppo diffidente, non cambi mai..ergo, vai pure a farti fottere!
Italiano,
non hai una casa e sei precario, e la banca non ti accende un mutuo
perché non hai un posto fisso oppure se ce l'hai, non hai un reddito
sufficiente a garantirne l'estinzione? Beh, italiano, non cambi proprio
mai..ergo, vai farti fottere!
Effettivamente
questa litania che è scritta nelle cose, nei fatti, più che nelle
strampalatissime e contraddittorie dichiarazioni di questi “maghi”
dell'economia mondiale, non risulta divertente, anzi, direi che è
quanto di più tristemente tedioso possa affliggere la vita delle future
generazioni degli abitanti di questa penisola nel cuore del
Mediterraneo. Un cuore trafitto, ma non da un raggio di sole, che vede
arrivare subito la sera della sua vita come una mannaia.
Peggio
di così, nella nostra breve ma intensa storia repubblicana non ci siamo
mai stati, abbiamo un governo assolutista che fa leggi ormai ignorando
palesemente quella volontà popolare che era stata già abbondantemente
messa a dura prova, nelle elezioni politiche, da una infamante lex ad
porcum, che, per altro, data la “fauna imperante”, pare nessuno in
Parlamento voglia cambiare.
Abbiamo
partiti di plastica tenuti in piedi da ladroni che sono sempre pronti a
scappare col malloppo acclarato, persino quello del loro partito
(magari con i loro compagni di merende che continuano ad accusare altri,
il cui bottino, tanto decantato nel passato, non è stato trovato mai,
di latrocinio), loschi figuri attaccati al potere e alle loro prebende,
fino alla fine dei tempi.
E a capo
di tutti e con la fiducia di tutti LORO, e non certo nostra, una sorta
di “re parruccone” che le spara ormai senza ritegno, a destra e a
manca, perché, appunto, è perfettamente convinto che, a destra e a
manca, (dico “manca” perché è davvero la parola-verbo appropriata) il
suo “assolutismo” sia intoccabile e che, per questo, possa
tranquillamente continuare a governare sicuro della massima: Après moi, le déluge!!
Che
dite? Glielo facciamo credere? Gli diamo prova tangibile che ciò è
effettivamente vero? Siamo davvero così tanto diffidenti verso i
cambiamenti?
In
fondo, il “diluvio”, prima o poi, arriva, viene davvero, anche quando
la regina pensa che il popolo possa sfamarsi con le brioches, dunque
anche solo per maturazione di fattori storici, quasi come un fenomeno
meteorologico, quando l'atmosfera è ormai fin troppo satura di
“pioggia”.
E ormai non piove più...ma addirittura nevica.
C.F.
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