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i Quaderni di Bandiera Rossa "La Storia è finita" di Norberto Fragiacomo
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venerdì 3 febbraio 2012

Après moi, le déluge!


C'è una certa corrispondenza tra il clima meteorologico odierno e quello politico: entrambi gelidi, glaciali. I soliti media asserviti al regime monopolistico italiano che, nel mondo, è paragonabile a pochissimi, per mancanza di democrazia e pluralismo, dipingono Monti come un sorta di Cincinnato, che avrebbe lasciato l'aratro per impugnare la spada e sarebbe pronto, per il bene della Patria, a restituirla quanto prima, coram populo e con una crescente popolarità.
Niente di più falso, basta solamente dare un'occhiata a quei media che oggi rappresentano realmente l'umore popolare, nel web, per rendersi conto di quanto grottesca e mistificatoria sia questa immagine teatrale al limite del tragicomico. 
Cincinnato si trovò a combattere gli Equi, Monti invece combatte apertamente ogni elementare criterio di equità, ha continuato a tartassare le solite categorie stratartassate da sempre, ha infierito sui beni primari degli italiani: le case di abitazione et, in cauda venenum, ha deciso di declassare il cosiddetto “posto fisso”, tanto incensato persino dal suo predecessore Tremonti, il quale così si esprimeva poco tempo fa: «Non credo che la mobilità di per sé sia un valore, penso che in strutture sociali come la nostra il posto fisso è la base su cui organizzare il tuo progetto di vita e la famiglia», seguito in ciò a ruota da colui che Vendola ha definito una sorta di “papa laico”: Draghi.
Anch'egli infatti asserisce, senza mezzi termini, che bisogna dare ai giovani senza posto fisso «una prospettiva» di graduale stabilizzazione del rapporto di lavoro. Specie adesso che l'Italia si trova «di fronte a un bivio» tra stagnazione e crescita. Se questa prospettiva non c'è, alla lunga, «si avranno effetti negativi su profittabilità e produttività» e «s'indebolisce l'accumulazione di capitale umano specifico».
Ma no, Monti non pare sia d'accordo, lui “il postarello a vita” lo assimila “tout court” al “taedium vitae”, ad una sorta di noiosissima vicenda esistenziale, da chiudere al più presto. Dice infatti: «I giovani però devo abituarsi all’idea di non avere più il posto fisso a vita: che monotonia! È bello cambiare ed accettare delle sfide»
Verrebbe da chiedersi se questi che appaiono ai media di regime come i veri e propri taumaturghi dell'economia mondiale, siano piuttosto in un terrificante stato confusionale, non riuscendo nemmeno ad andare d'accordo tra di loro.
Le critiche a Monti ed i distinguo, dopo una esternazione tanto improvvida quanto becera, specialmente considerando che ormai la disoccupazione giovanile in Italia viaggia su percentuali intorno al 30%, sono arrivati a iosa, ma lui, no, procede imperterrito, tanto ormai è convinto che potrebbe pure camminare su acque assai più torbide e burrascose di quelle che il più grande dei partiti di plastica in Italia oserebbe solo immaginare, pago ormai di essere, nel suo assolutismo monetario, una sorta di reincarnazione di quel Luigi XV che dichiarava, senza tema di smentita: Après moi, le déluge!
Tale è la sua inossidabile fede che il sistema politico non possa né sappia trovare a lui alcuna alternativa e che, dopo avere reclamato ed ottenuto il posto fisso come senatore a vita prima, quello come Presidente del Consiglio, poi, statene certi, si possa apprestare a concludere riscuotendo la cambiale della Presidenza della Repubblica, tra non molto, con la quasi certezza che, data la sua “tenera età”, potrebbe persino essere eletto per due mandati di seguito.
Passeremmo così da 17 anni di berlusconismo ad altri 17 di montismo sfrenato.
Decisamente il 17 non ci porta fortuna.
Resosi conto della fortissima impopolarità della sua battutaccia sul posto fisso, Monti però ha provato a rettificare parzialmente, dicendo. “Se per posto fisso intendiamo un posto di lavoro che ha una sua stabilità e che ha tutele, è ovvio che è un valore positivo. Ma non significa che i giovani che trovano lavoro, possano avere quel lavoro per tutta la loro esistenza. Se in una società esistono tutele, il cambiamento può essere positivo'' ma ''gli italiani hanno troppa diffidenza nei confronti dei cambiamenti''
Voi ci avete capito qualcosa, soprattutto a proposito di queste fantomatiche “tutele”?
La conclusione, a ben vedere, è davvero disarmante: gli italiani sono diffidenti, non cambiano e perciò è meglio cambiare senza chiedere loro il consenso.
Democrazia italiana, sei troppo diffidente, non cambi mai..ergo, vai pure a farti fottere!
Italiano, non hai una casa e sei precario, e la banca non ti accende un mutuo perché non hai un posto fisso oppure se ce l'hai, non hai un reddito sufficiente a garantirne l'estinzione? Beh, italiano, non cambi proprio mai..ergo, vai farti fottere!
Effettivamente questa litania che è scritta nelle cose, nei fatti, più che nelle strampalatissime e contraddittorie dichiarazioni di questi “maghi” dell'economia mondiale, non risulta divertente, anzi, direi che è quanto di più tristemente tedioso possa affliggere la vita delle future generazioni degli abitanti di questa penisola nel cuore del Mediterraneo. Un cuore trafitto, ma non da un raggio di sole, che vede arrivare subito la sera della sua vita come una mannaia.
Peggio di così, nella nostra breve ma intensa storia repubblicana non ci siamo mai stati, abbiamo un governo assolutista che fa leggi ormai ignorando palesemente quella volontà popolare che era stata già abbondantemente messa a dura prova, nelle elezioni politiche, da una infamante lex ad porcum, che, per altro, data la “fauna imperante”, pare nessuno in Parlamento voglia cambiare.
Abbiamo partiti di plastica tenuti in piedi da ladroni che sono sempre pronti a scappare col malloppo acclarato, persino quello del loro partito (magari con i loro compagni di merende che continuano ad accusare altri, il cui bottino, tanto decantato nel passato, non è stato trovato mai, di latrocinio), loschi figuri attaccati al potere e alle loro prebende, fino alla fine dei tempi.
E a capo di tutti e con la fiducia di tutti LORO, e non certo nostra, una sorta di “re parruccone” che le spara ormai senza ritegno, a destra e a manca, perché, appunto, è perfettamente convinto che, a destra e a manca, (dico “manca” perché è davvero la parola-verbo appropriata) il suo “assolutismo” sia intoccabile e che, per questo, possa tranquillamente continuare a governare sicuro della massima: Après moi, le déluge!!
Che dite? Glielo facciamo credere? Gli diamo prova tangibile che ciò è effettivamente vero? Siamo davvero così tanto diffidenti verso i cambiamenti?
In fondo, il “diluvio”, prima o poi, arriva, viene davvero, anche quando la regina pensa che il popolo possa sfamarsi con le brioches, dunque anche solo per maturazione di fattori storici, quasi come un fenomeno meteorologico, quando l'atmosfera è ormai fin troppo satura di “pioggia”.
E ormai non piove più...ma addirittura nevica.
C.F.

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