… ED IL MONDO STA
A GUARDARE
di Stefano
Santarelli
Francamente i
commenti in questo momento mi sembrano superflui. Il genocidio, perché di
genocidio si tratta, che la cittadinanza di Gaza sta subendo da dieci giorni
non merita parole, ma mobilitazioni e fatti per fermarlo.
Ricordiamo gli
avvenimenti: il 12 giugno tre ragazzi israeliani vengono rapiti in Cisgiordania
ed i loro corpi verranno ritrovati una settimana dopo. Scatta subito una dura
rappresaglia in questa regione con l’uccisione
di almeno quattro palestinesi e l’arresto di 500 uomini in gran parte membri di
Hamas.
Il governo
israeliano non ha nessun timore nell’affermare che la sua volontà è quella di
annientare Hamas e il giorno dopo questa dichiarazione un sedicenne palestinese
viene bruciato vivo da sei sionisti che verranno immediatamente arrestati. Lo stesso
Netanyahu è stato costretto ad ammettere che i palestinesi si erano impegnati
seriamente per cercare di ritrovare questi tre ragazzi rapiti.
Ma ciò non impedisce
che una settimana dopo, l’8 luglio, Israele inizia la serie di violenti
bombardamenti a Gaza che colpiscono soltanto le abitazioni civili,
gli ospedali, le scuole di questa povera città palestinese. Le vittime finora
sono 600 di cui più di un terzo composto da bambini e 3600 feriti. Una vera e
propria strage degli innocenti che fa impallidire quella leggendaria del Re
Erode.
Questi sono
sinteticamente i duri fatti. Il coinvolgimento di Hamas nell’uccisione dei tre
ragazzi israeliani non è stato provato, anzi è quasi sicuro che ad eseguire
questo orrendo delitto siano state alcune “schegge impazzite” come anche nel
caso del ragazzo palestinese bruciato vivo. Ma anche se fosse stata coinvolta Hamas
in questo crimine la domanda più spontanea che viene è: cosa c’entrano tutti
gli abitanti di Gaza?
La verità è che il
Governo sionista (e razzista) di Netanyahu ha compiuto una aggressione gratuita
e politicamente indifendibile nella storica lotta tra il popolo palestinese e l’esercito
di Israele. Una aggressione che fatalmente avrà una ripercussione molto
profonda, proprio per questa gratuità, su tutta la società israeliana.
Probabilmente, anzi
quasi sicuramente, una delle cause dell’attacco israeliano a Gaza è da
ricercarsi nei ricchi giacimenti marini di Gas alle coste di Gaza (1.4
trilioni di piedi cubi di gas naturale, del valore di almeno 4 miliardi di
dollari).
Un massacro che quindi ha motivazioni
strettamente materiali, ma sarebbe
profondamente sbagliato definire il massacro che si sta compiendo a Gaza come
una guerra visto l’enorme disparità delle forze in campo: da una parte il quarto
o quinto esercito a livello mondiale che dispone oltretutto anche di armi
atomiche e dall’altra parte Hamas e tutte le altre organizzazioni militari
palestinesi che non dispongono non solo di un esercito, né di una marina o di una aviazione, ma neanche
di uno scassato carro armato.
No! Quello che sta
avvenendo a Gaza non può essere definito una guerra, ma solo un tentativo di
genocidio nei confronti del popolo palestinese.
L’unica soluzione a
questa cinquantennale lotta tra Israele e il popolo palestinese non può essere
in nessun modo la consegna ipocrita ed impossibile di “Due popoli, due stati”. No,
l’unica consegna è la costruzione di un unico stato multietnico e multireligioso.
Parafrasando il
titolo del celebre romanzo di Cronin, il mondo sta guardando con una cinica
indifferenza al genocidio del popolo palestinese con l’assordante silenzio dei
governi mondiali che nei fatti appoggiano il governo israeliano. Un silenzio
che ricorda quello che accompagnò l’olocausto nazista.
Bisogna rompere
questo muro di silenzio, fare conoscere la tragedia di Gaza. In questo siamo
costretti a segnalare l’inadeguatezza della sinistra italiana che ancora non è
in grado di lanciare una mobilitazione nazionale in difesa dei diritti del
popolo palestinese.
Questo crimine nei
confronti dell’umanità che il governo Netanyahu sta compiendo in questi giorni
rischia di fare naufragare proprio il futuro dell’attuale stato di Israele poiché
paradossalmente è proprio il sionismo il suo peggior nemico e come ammonisce un
celebre profeta ebraico: “Poiché costoro
seminano vento e mieteranno tempesta” (Osea 8,7).
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